Chi è che scrive?

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Daniele Campanari nasce a Latina il 9 dicembre del 1988, studente del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione all'università "La Sapienza" di Roma,collabora come giornalista a Radio Sapienza. La sua passione per la scrittura comincia nel "momento in cui ho imparato a mettere insieme due parole". Da bambino componeva filastrocche in rima utilizzando i nomi e i cognomi dei personaggi famosi. A 16 anni scrive e arrangia musicalmente " Sei tutto per me". Da qui, si collega l'altra sua passione, ovvero la musica, che lo porta ad esibirsi per un breve periodo con alcune tribute band romane di Luciano Ligabue. Da un anno circa, ha scelto di rendere pubblici i testi, le poesie, i racconti e gli aforismi che normalmente scrive nella sua stanza, nel bagno di casa, nello sgabuzzino e in altre parti del globo. "Tutti hanno un sogno riposto nel cassetto che vorrebbero realizzare. Il mio sogno ce l'ho in mano e attraverso una penna e un foglio bianco sto cercando di renderlo vivo"

mercoledì 4 aprile 2012

PUBBLICAZIONI A PAGAMENTO? NO GRAZIE


PUBBLICAZIONI A PAGAMENTO? NO GRAZIE

di Daniele Campanari


Fare lo scrittore non è mai stato semplice e probabilmente non lo sarà mai.
Lo scrittore (o aspirante tale) è colui che necessita di esprimere la propria emozione, riflessione, personalità attraverso l’utilizzo della parola scritta.

Negli ultimi anni si sono avvicendati molti concorsi letterari in tutta Italia che danno la possibilità soprattutto agli scrittori esordienti di proporre le proprie opere sperando in una pubblicazione più o meno vicina. Spesso questi concorsi letterari chiedono un indennizzo giustificando tale richiesta per delle spese da sostenere. Qui arriviamo al punto: è giusto pagare per sperare di vedere il proprio manoscritto tra gli scaffali delle librerie?
Prima di parlare di questo, bisogna fare una premessa: in Italia la pubblicazione a pagamento non è un illecito. Ciò non significa che sia il metodo più semplice per raggiungere gli obiettivi prefissati nel momento in cui si pone la parola fine al proprio libro ma, visto l’andamento delle cose, è forse la via più rapida quanto poco produttiva e meritevole.
In questi giorni si è mosso un caso che è finito rapidamente sotto le luci dei riflettori. I blogger di “Scrittori in causa” (movimento contro la pubblicazione a pagamento) hanno contestato aspramente la scelta dei dirigenti del “festival mondiale dell’inedito” di Firenze di far pagare ad ogni partecipante all’iniziativa una cifra che va dai 130 ai 600 euro per far concorrere il proprio romanzo.
A tal proposito, una delegazione di 50 scrittori ha presentato una lettera aperta con la speranza che chi di dovere si metta una mano sul cuore e l’altra sulla coscienza per evitare il pagamento di tali cifre.
Fortunatamente una risposta c’è stata: infatti sul sito web del concorso compare la frase “Stiamo apportando modifiche ai contenuti, presto torneremo on-line.”

Che sia un primo passo per il cambiamento?
Tutti noi lo speriamo. Nel frattempo si continua a scrivere e a sperare di trovare, un giorno o l’altro, il proprio romanzo posto tra quelli di Tabucchi e Pessoa.

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